Prevedere la demenza: arriva un test rivoluzionario
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Direttore: Alessandro Plateroti

Prevedere la demenza: arriva un test rivoluzionario

Ospedale

Come un test innovativo sviluppato dalla Queen Mary University di Londra può prevedere la demenza con una precisione superiore all’80%.

Un team di ricercatori della Queen Mary University di Londra ha sviluppato un test innovativo che può prevedere la demenza con una precisione superiore all’80% e fino a 9 anni prima della diagnosi ufficiale. Questo nuovo metodo rappresenta un importante passo avanti rispetto ai tradizionali test della memoria e alle misurazioni della riduzione del cervello, che sono attualmente i metodi più comuni per diagnosticare questa patologia. Il test è basato sull’analisi delle scansioni di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per rilevare i cambiamenti nella “Rete in modalità predefinita” (Default Mode Network, DMN) del cervello, che è una delle prime reti neurali ad essere colpita dalla malattia di Alzheimer.

corridoio in ospedale
corridoio in ospedale

Il processo di sviluppo del test

I ricercatori hanno analizzato le scansioni fMRI di oltre 1.100 volontari provenienti dalla UK Biobank, un vasto database biomedico contenente informazioni genetiche e sanitarie di mezzo milione di partecipanti del Regno Unito. Utilizzando queste scansioni, il team ha misurato la connettività tra 10 regioni del cervello che costituiscono la DMN. Hanno poi assegnato a ciascun paziente un valore di probabilità di demenza, basato sul grado di conformità del loro modello di connettività effettiva rispetto a un modello indicativo di demenza o di controllo.

Le previsioni del modello sono state confrontate con i dati medici registrati nella Biobanca, rivelando che il test era in grado di prevedere con precisione l’insorgenza della demenza fino a 9 anni prima della diagnosi ufficiale, con una precisione superiore all’80%. Inoltre, nei casi in cui i volontari avevano sviluppato demenza, il modello poteva anche prevedere con un margine di errore di 2 anni quanto tempo sarebbe trascorso prima di ricevere la diagnosi.

Fattori di rischio e prospettive future

Gli scienziati hanno anche esplorato se i cambiamenti nella rete DMN potessero essere causati da fattori di rischio noti per la demenza. La loro analisi ha dimostrato che il rischio genetico per la malattia di Alzheimer era fortemente associato ai cambiamenti di connettività nella rete DMN, suggerendo che questi cambiamenti sono specifici della malattia di Alzheimer. Inoltre, è emerso che l’isolamento sociale può aumentare il rischio di demenza attraverso il suo effetto sulla connettività della rete DMN.

Prevedere chi svilupperà la demenza sarà vitale per lo sviluppo di trattamenti preventivi“, ha dichiarato Charles Marshall, docente e capo del team di ricerca. “Speriamo che la nostra misurazione della funzione cerebrale ci permetta di essere molto più precisi nel definire se qualcuno svilupperà la demenza e quanto presto, in modo da poter identificare i candidati per trattamenti futuri“. Come riferito da adnkronos.com

Il co-autore principale dello studio, Samuel Ereira, ha aggiunto: “Utilizzando queste tecniche di analisi su grandi set di dati, possiamo identificare chi è ad alto rischio di demenza e quali fattori di rischio ambientali contribuiscono a tale rischio. – Come riportato da adnkronos.com – Esiste un enorme potenziale nell’applicare questi metodi a diverse reti cerebrali per comprendere meglio le interazioni tra ambiente, neurobiologia e malattia, sia nella demenza che in altre malattie neurodegenerative“. La risonanza magnetica funzionale, ha concluso, è uno strumento di imaging non invasivo e veloce, che potrebbe essere integrato nei percorsi diagnostici esistenti.

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ultimo aggiornamento: 7 Giugno 2024 13:00

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